Gli articoli che seguono sono stati scritti dagli alunni delle classi 2D e 2E della scuola secondaria di I grado
di Migliaro, pubblicati su Il Resto del Carlino in data 14 marzo 2023.

Giovani e tossicodipendenze: come uscirne. L’incontro con la Comunità Giovanni XXIII.
Il 3 marzo 2023, nella scuola secondaria di I grado di Migliaro, abbiamo accolto la psicologa Sara Danieli,
l’educatrice Anna Pandini e Federica, ospite della Comunità Giovanni XXIII di Denore con lo scopo di
sensibilizzarci e farci comprendere le conseguenze delle dipendenze da sostanze stupefacenti.
Dopo la reciproca presentazione la psicologa ci ha detto che la comunità è stata fondata a Rimini negli anni
Sessanta da Don Oreste Benzi per aiutare persone in difficoltà e non solo tossicodipendenti, mentre la sede
di Denore è sorta nel 2006.
Abbiamo posto poi alcune domande alle nostre ospiti.
Cosa succede alla persona appena entra in comunità?
La prima cosa che gli operatori fanno al nuovo arrivato è perquisirlo, per accertarsi che non abbia con sé
delle sostanze.
Come avviene il percorso di disintossicazione?
Il percorso terapeutico si compone di tre fasi: la prima fase di accoglienza dura tre mesi, durante la quale
l’ospite si ambienta all’interno della comunità acquisendone le regole e avviando la disintossicazione.
La seconda fase è la più lunga e dipende dai tempi di reazione della singola persona: è caratterizzata dai
colloqui con gli psicologi e con l’educatore di riferimento al fine di completare la disintossicazione,
conoscere se stesso e stabilire quali obiettivi vuole raggiungere nella propria vita. La terza fase della durata
di tre o sei mesi è caratterizzata dalla ricerca di un lavoro e dal rientro nella società.
Quanti ospiti ci sono ora nella vostra comunità?
Attualmente ce ne sono 10, ma la casa ne può ospitare fino a 17.
Federica, come ha cominciato a fare uso di droga?
All’età di tredici anni ho cominciato con il fumo e poi con la droga. Avevo un pessimo rapporto con mio
papà. Così ho iniziato: per non pensare ai problemi e perché lo facevano i ragazzi più grandi di me. Poco per
volta ho provato altre sostanze, ma non sono più riuscita a tornare indietro ed è stato un disastro perché la
situazione peggiorava sempre più e non mi rendevo conto. L’unico pensiero era la droga e per avere i soldi
per acquistarla sono arrivata a rubare.
Dopo vent’anni di questa vita, grazie all’intervento di mia mamma, ho deciso di entrare in comunità per
provare ad uscire dalla dipendenza.
La testimonianza di Federica è stata molto toccante e siamo rimasti colpiti dalla forza con cui ha raccontato
la sua storia e ci ha resi partecipi dei momenti più difficili e dolorosi della sua vita.

Il male di vivere … in adolescenza.
Il disagio giovanile: tanti segnali che gridano aiuto.
L’adolescenza è la fase della vita che compresa tra gli 11 e i 18 anni, in cui avvengono cambiamenti nel
corpo e nella psiche di un/a bambino/a portandolo/a all’età adulta.
E’ un momento ricco di opportunità ma anche di sfide, per cui se l’adolescente non è adeguatamente aiutato,
rischia di prendere la strada sbagliata che lo porta alle dipendenze e/o alla difficoltà di diventare grande.
Temiamo che questo stia succedendo anche a qualche nostro amico: lo capiamo perché spesso non viene a
scuola, ha difficoltà a partecipare alle attività, o comincia a fumare.
Navigando un po’ nella rete abbiamo scoperto che il malessere giovanile si manifesta in vari modi ad es.
uno dei primi segnali è l’abbandono scolastico, ma poi ci possono essere anche i disturbi del sonno e
l’assunzione di farmaci per dormire, l’uso smoderato di social network e videogiochi, i disturbi alimentari, il
consumo di alcool e la tendenza a bere fino ad ubriacarsi, il cosiddetto binge drinking e nel peggiore dei casi
l’assunzione di sostanze stupefacenti anche da parte di minorenni.
Di fronte a tutto ciò ci chiediamo: cosa fare?

Alcune nostre riflessioni e proposte.
“Gli adolescenti fumano per sentirsi grandi, per essere accettati dal gruppo”. Questa è una frase che si sente
pronunciare dagli adulti quando qualche minore comincia a fumare.
Gran parte di noi conosce i rischi derivanti dall’uso di fumo, alcool, droghe, tuttavia sembra che i gravi
rischi per la salute siano secondari rispetto alla necessità primaria di colmare il vuoto emotivo e
l’insoddisfazione che caratterizzano l’esistenza di diversi giovanissimi.
Forse alla base di quella che potremo definire “solitudine affettiva” c’è l’incapacità di costruire rapporti
solidi in famiglia che è il primo luogo in cui si impara a vivere. Spesso i genitori, sopraffatti da mille
impegni, finiscono per dedicare ai propri figli il tempo residuo, non sufficiente.
Talvolta i genitori insoddisfatti dei risultati scolastici dei figli tendono a criticare le loro potenzialità,
abbassando la loro autostima e innescando situazioni di ansia.
Altre volte i genitori cercano di lenire i sensi di colpa derivanti dalla loro poca presenza elargendo i più
svariati beni materiali ai figli.
Noi ragazzi abbiamo bisogno di genitori capaci di dedicarci del tempo e di ascoltarci, in grado di farci
capire il senso della vita in tutti i suoi aspetti e di aiutarci a vivere le situazioni anche difficili senza dover
scappare da esse. Abbiamo bisogno di adulti in grado di accoglierci come siamo e di educarci, nel senso
letterale del termine, cioè tirar fuori il buono che è in noi, dandoci delle regole e talvolta dicendoci qualche
“no”.
In questo percorso di crescita, anche la scuola, in qualità di fondamentale istituzione educativa, può
intervenire attraverso attività mirate, di ascolto e di attenzione, mediante le quali permetterci di conoscere
veramente noi stessi, le nostre potenzialità, ansie e paure e di darci qualche strumento per affrontarle.
E’ compito di tutta la società civile prendersi cura dei propri figli soprattutto dei più fragili, al fine di evitare
di lasciare indietro qualcuno e di aiutare a rialzarsi chi, per qualsiasi motivo, è finito a terra.

Gli articoli sono stati scritti dagli alunni delle classi 2D e 2E della scuola secondaria di Migliaro coordinate
dalle Prof.sse Anteuri Barbara e Secchiero Cecilia.

I seguenti articoli sono stati stesi dagli alunni della classe 2E e pubblicati su Il Resto del Carlino in
data 23 marzo 2023.

Mafia, perché accade tutto questo?
Era una normale giornata di scuola, un giorno come tutti gli altri, ci svegliamo e un po’ assonnati ,
dopo esserci preparatiti in tutta fretta andiamo a prendere lo scuolabus, che ci porterà nella scuola
che ormai frequentiamo da più di un anno: la scuola secondaria di Migliaro; si tratta di un ambiente
familiare, ci si conosce tutti, una battuta, una risata ed eccoci giunti a destinazione per un’altra
giornata scolastica. Ci accomodiamo nei nostri banchi, è già suonata da alcuni minuti la campanella
che segna l’inizio delle lezioni.
Oggi 21 marzo, alla prima ora dobbiamo seguire una lezione di Educazione civica, l’argomento si
preannuncia come continuazione dell’attività iniziata la settimana scorsa … ma dalla Lim immagini
agghiaccianti si imprimono nei nostri occhi come una pennellata indelebile, suoni, grida risuonano
nelle nostre orecchie. Quei corpi martoriati, quella strada distrutta, quella via irriconoscibile…un
sentimento di angoscia e terrore pervade l’animo di tutti noi, che impietriti guardiamo quelle scene.
Le nostre mani si alzano per chiedere avidamente risposte, spiegazioni di tanto orrore, di tanta
violenza. La risposta alle nostre domande è univoca: la mafia. I nostri professori ci prendono per
mano e ci guidano nella visione di documentari e letture che ci spigano il fenomeno mafioso, ci
accompagnano dentro un vortice che ha una matrice comune: “violenza e sopruso”. Attraverso le
parole, le immagini, le letture veniamo a contatto con un mondo nuovo, completamente diverso dal
nostro, fatto di regole “particolari” che agli occhi delle persone che sono cresciute nell’ambiente
mafioso costituiscono la normalità, persone che si sono nutrite sin dall’infanzia del “latte
dell’illegalità”, ma che, ai loro occhi costituisce la sola legge plausibile. Un vortice di “codici
d’onore” di “sottomissione”, di “rispetto per la gerarchia”, e per chi “sgarra non c’è pietà”.
Ascoltiamo le parole dei nostri professori con attenzione mista ad angoscia, comprendiamo che il
fenomeno mafioso è una piovra che attanaglia chi vi appartiene e lo risucchia in un modo parallelo
al nostro; sì, un mondo in cui vige la ricerca del denaro, del potere, della “bella vita”, adottando, per
raggiungere tutto questo, i mezzi più spietati. Christian alza la mano, non comprende il motivo per
cui “i mafiosi, i loro complici e coloro che per paura di ritorsioni assumono un atteggiamento di
indifferenza, di omertà, non capiscono che tutti i loro atteggiamenti sono palesemente “contrari al
rispetto della dignità umana”. La lettura di alcune pagine di un libro di storia consente di rispondere
alla domanda di Christian: la mafia è un fenomeno estremamente complesso, che ha origine nella
storia del nostro paese sin dalla sua prima costituzione. Silvia, con voce ferma e acuta si alza in
piedi, quasi di scatto, quasi gridando: “Non è possibile, non è possibile- perché accade tutto
questo?”.

Noi non dobbiamo girarci dall’altra parte.
Adolescenti e mafia … una risposta concreta.

Noi ragazzi di 13 anni abbiamo cercato di dare una risposta a “tutto ciò”, ma una sola parola sembra
accomunare tutte le nostre risposte: “rispetto” per l’essere umano. Sicuramente la mafia ha radici
solide, profonde, ma non per questo non può essere sconfitta. Ogni giorno noi giovani generazioni
nutrite dal “latte della legalità”, possiamo aggiungere una tessera per terminare il puzzle che
oscurerà per sempre il fenomeno mafioso. Lo stato, la scuola, la famiglia, ecco le tre istituzioni
cardine in grado di distruggere l’illegalità e far trionfare l’essere umano, inteso come individuo in
grado di vivere nel rispetto dell’altro, nella libertà di parola, pensiero, nel rispetto per ogni creatura,
facendo quindi “sfoggio” di ciò che dovrebbe essere la sua vera natura. Non dimenticando le parole
di colui che è diventato un simbolo per tutti noi: “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto
umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Spero solo che la fine della

mafia non coincida con la fine dell’uomo” (Giovanni Falcone). Noi adolescenti, noi che siamo il
futuro, il domani, abbiamo compreso che la mafia deve essere combattuta giorno per giorno, casa
per casa, in ogni luogo, anche a casa nostra, non dobbiamo abbassare la guardia, non dobbiamo
“girarci dall’altra parte”. Solo la consapevolezza collettiva della parola legalità potrà renderci
vittoriosi, soltanto il coraggio di denunciare di essere in prima linea ogni giorno potrà renderci
liberi.
Il coraggio di dire no, un faro.
“Il caso “mafioso”….a casa nostra
Nel nostro percorso abbiamo avuto l’opportunità di conoscere vicende e persone che hanno avuto il
coraggio di dire no alla mafia!
Noi ragazzi siamo stati particolarmente colpiti dalla determinazione del Dott. Mazzoni, direttore del
“Group Mazzoni- Società Agricola Vivai Mazzoni” che ha la propria sede a Tresigallo, a pochi
chilometri dal paese in cui viviamo, Fiscaglia. Il Group Mazzoni è leader non solo nel settore
dell’ortofrutta, ma anche nella vivaistica e nella produzione agricola. Il suo Direttore ha avuto il
coraggio di denunciare la richiesta “del pizzo da parte della cosca di ‘ndrangheta Forastefano”.
Dopo una maxi-indagine della polizia durata tre anni il 16 febbraio 2021, 17 persone appartenenti o
comunque vicine al clan di ‘ndrangheta Forastefano di Cassano all’Ionio (CS) sono state accusate di
numerosi reati di stampo mafioso. Tra le aziende vittime della cosca di ‘ndrangheta Forastefano
c’era proprio la Cico-Mazzoni di Tresigallo, che si è sottratta al meccanismo ritorsivo a cui la cosca
voleva piegarla, attraverso danneggiamenti, minacce di ritorsioni, incendi di beni dell’azienda.
Sono proprio uomini come Mazzoni che devono diventare un esempio per tutti, un “faro” per
l’intera comunità e per noi giovani, dire no alla mafia è possibile. Dire no alla mafia è l’unica strada
percorribile per un mondo in cui possiamo ritenerci veramente liberi!
Gli articoli sono stati scritti dalla classe 2E della scuola secondaria di Migliaro coordinata dalla
Prof.ssa Anteuri Barbara.